Beco interviene per risanare il tetto della Lonzi

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Beco interviene per risanare il tetto della Lonzi

intervento Beco Lonzi

In tre giorni gli operai Beco hanno bonificato la struttura che ora è sotto sequestro

Si è concluso da una settimana circa l’intervento degli operai Beco nella Lonzi Metalli di Via del Limone, sequestrata per traffico illecito di rifiuti tossici.
Gli operai sono intervenuti per risanare la parte di copertura dalla quale si erano staccate delle lastre in Eternit, ed hanno lavorato per tre giorni avviando una bonifica con procedura d’urgenza. Beco è intervenuta prontamente smantellando una parte delle lastre del tetto del capannone e bonificando l’intero impianto per il vaglio dei rifiuti da tutti i frammenti caduti. Hanno poi installato una nuova copertura in lamiera.

Attualmente la struttura è chiusa e sotto sequestro, ed è nelle mani del custode giudiziario, il commercialista Riccardo Forgeschi. L’11 gennaio c’è stata una discussione sull’eventuale ripresa dell’attività durante un incontro a palazzo Granducale, durante la quale è stata ribadita la volontà di un completo rilancio della Lonzi, nel pieno rispetto delle normative vigenti.

intervento beco Lonzi

L’azienda Lonzi Metalli dove gli operai Beco sono intervenuti

Sei arresti per traffico illecito di rifiuti tossici: scattano i sigilli per le due aziende livornesi

L’inchiesta per traffico illecito di rifiuti tossici ha coinvolto circa 150 carabinieri, portando al sequestro di due note aziende livornesi, la Lonzi Metalli Srl e la Rari Srl, attive appunto nel settore del recupero e trattamento rifiuti. Sono state arrestate sei persone, tra cui Emiliano Lonzi (gestore della Lonzi e della Rari) e Stefano Fulceri (responsabile diretto del piazzale rifiuti della Lonzi Metalli).

Le accuse sono di: traffico di rifiuti, associazione per delinquere e truffa aggravata ai danni della Regione Toscana, una frode che ammonta a circa 4 milioni di euro. Si stimano all’incirca 200mila tonnellate di rifiuti tossici smaltiti in modo abusivo nelle due discariche di Livorno (Rosignano e Piombino) tra il 2015 e il 2016. L’attività illecita avrebbe portato a profitti per 26 milioni di euro, per i quali tra l’altro non sono state versate nemmeno le dovute ecotasse (4 milioni di euro) alla Regione Toscana.

Secondo la ricostruzione, i rifiuti tossici venivano miscelati con altri in modo che risultassero rifiuti ordinari, con l’intento di eliminare i costi di smaltimento. Secondo l’inchiesta è emerso che tra i rifiuti speciali trattati, fatti passare come ordinari e non pericolosi, ci fossero stracci imbevuti di sostanze tossiche, filtri olio motore e toner.

Le due aziende livornesi sono state prontamente sigillate e sequestrate, e dopo l’intervento degli operai Beco si attende il sopralluogo del tecnico del Tribunale per stabilire la procedura da avviare per far ripartire l’impianto.

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